1° classificata
Claudia Minchiotti
Gocce
La vita mi scivola
addosso
come pioggia di infinitesime
gocce:
fermerò
la loro corsa,
afferrandole
ad una
ad una,
le cucirò insieme
con fili
di speranza.
E indosserò
un vestito
scintillante:
la mia corazza
contro l’inquietudine.
2° classificata
Rachela Chiodo
L’Arcobaleno
Insorge alla maniera
del temporale
la sofferenza:
coi guizzi dei lampi
ed il tumulto
d’un turbine improvviso.
Beffarda preme
l’antica inquietudine
e da lontano,
il profilo di un’Arca.
Poi, nella nube più nera,
le trasparenze
dell’Arcobaleno.
3° classificata
Laura Panighel
Vigilia
Nel segreto
ceri notturni
mirano
al cielo
preghiere di luce.
4° classificato
Angelo Colucci
Altrove
Cieco è questo andare nel mondo
ravvolti nel mistero
senza mai poter sbrogliare
la matassa degli eventi.
Sostare di tanto in tanto
al ciglio della ripida strada
viandanti stremati
dalla fatica del vivere.
Struggersi per il tempo che va e non ritorna
sognare quelli che amammo e ci amarono
e consolarsi solo della folle fede
che son vivi ancora in quell’ “altrove”
che, alla fine, ritroveremo.
5° classificato
Luigi Ragucci
Similitudine
E frangeansi le onde sulla spiaggia,
bianche, torbide, schiumose,
sugli eterni e silenziosi scogli.
Travolti, sommersi, finiti,
negli abissi del mare
sembravan spariti.
Oh miracol divino!
Passata del mare la forza ruggente
sembravan risorgere
più tersi, più limpidi
sotto i raggi del sole
al suo bacio cocente.
Così tu, anima mia,
dai marosi della vita,
sbattuta, riversa,
sembri esser sommersa,
per sempre finita!
Ma passata la vita,
il dolor, il tormento,
sull’onde del vento
tu torni più pura,
scevra d’ogni paura
ad offrirti serena
allo sguardo di Dio.
6° classificato
Luigi Basile
Notte
mistero
come l’amore,
ti interroghi
senza risposte,
silenzi profondi
guardano l’immenso,
fragili
i sentimenti umani.
7° classificato
Danilo Tabacchi
Nella sera
Anch’io ho varcato il confine
nella sera…
E spesso ho incontrato
temporali di sogni,
isole circondate da oceani d’amore,
ma di quelle oasi
non ho voluto una goccia:
non ho danzato
fra il luccicare delle stelle
nelle pozzanghere di Venere.
Amo il sole del tramonto
e le caduche luci d’agosto,
amo il gioco dolce
dei desideri disperati
e offerti alla luna;
anche lei riflette parole d’amore
e scendono all’anima intatte,
nella sera.
8° classificato
Renato Cavagnero
Belgioioso
Cancelli alabardati
occludono il passaggio,
le mani sulla ruggine tignosa.
Guardo:
maestose creature di marmo,
leggiadre fanciulle scolpite
assopite nel tempo,
una rana solitaria
tra le secolari magnolie.
In fondo
un ampia scalea:
accesso ad una fastosa villa.
Immagino l’età gentile,
giovani e donne
che passeggiano nell’ombroso parco,
carrozze e cavalli segnano il manto erboso,
più in là il poeta pensa.
Una fontana,
maestose divinità pagane,
allevia la calura.
Ora
la ruggine tignosa
corrode gli alabardati cancelli
e un senso di tristezza m’assale
guardando il fosco lucchetto:
gendarme incorruttibile.
Mi giro e vado
scansando le auto che sfrecciano veloci.
9° classificato
Egidio Belotti
Settembre a Manhattan
Scoppiano rose di carne avvolte
da acuti rantoli rugginosi
mentre l’aria tiepida sui marciapiedi
affollati colora di ardesia questo
levigato mattino di settembre: è l’ora
dei passeri squarciati dentro i loro nidi
senza più il dolce tempo degli amori
nella luminosa oscurità dei bisbigli,
ma non abbassare le palpebre-fuggi-
lascia le spinose sensazioni
e annusa il vento, fuggi le nebbie
dei pensieri improvvisi, al di là
dei boati, oltre il cemento di cartapesta
sulle coltri dei bambini muti,
sulle grida divenute silenzio inutile
dove anche l’allodola si è oscurata
sepolta dal sonno ostile della ragione
e le ragioni punte di spillo sono vuota
dimora per fragili esistenze
stropicciate: non irridevano la vita
perché era sogno clandestino
su scogli di vento e rotte di gabbiani.
Assordante un’ombra d’argilla mi perseguita
e gocce di paura colorano ancora il mio sudario.
Settembre 2001
10° classificata
Rosa Schiariti
Il viaggio
Era chiaro il cielo quella mattina,
e limpido,
e terso,
e cristallino,
non sembrava avere segrete,
né ordire tranelli,
o nascondere insidie.
Nell’aria la fragranza delicata delle rose
e quella più voluttuosa dei gigli,
e quei colori brillanti,
e quel sole caldo, quasi materno.
E tu iniziavi il tuo viaggio,
breve, ma doloroso,
niente fu mai più doloroso per la tua anima,
per la mia anima,
forse la meta era vicina,
non so, ma quanto cielo ci separa ormai,
e quanto mare divide le nostre sponde.
Ora i mesti cipressi ti fanno compagnia,
vegliano su di te,
custodiscono il tuo tesoro,
gemono sotto il vento freddo
e si piegano sotto la pioggia battente,
quasi a voler proteggere il tuo gelido giaciglio.
All’alba li senti sussurrare dolci parole
e al tramonto recitare accorate preghiere,
le loro vette carpiscono i segreti del cielo
e le loro radici robuste entrano nelle visceri della terra,
vedono cose che noi non capiamo.
Ma l’anima mia vaga smarrita,
non conosce la via, non trova il sentiero,
si perde tra le ombre del bosco,
ha paura delle lunghe sagome che la seguono
sotto il chiarore spettrale della luna,
non ode i rumori del silenzio notturno
e sfinita si addormenta tra gli ospitali rovi.